Italia 🇮🇹 La cura peggiore del male

 

La cura peggiore del male?

da un post pubblico di Carlo Pompei

Il lotto ABV2856 del vaccino AstraZeneca ChAdOx1 nCoV-2019 è stato sospeso da Aifa a seguito delle morti di:

  • Davide Villa, agente della Squadra Mobile di Catania, deceduto per “trombosi venosa profonda, sfociata in emorragia celebrale”, 50 anni;
  • Stefano Paternò, sottufficiale di Marina di stanza ad Augusta, deceduto per “arresto cardiaco”, 43 anni, originario di Corleone, ma residente a Misterbianco (Ct);
  • Giuseppe Maniscalco, carabiniere vicecomandante della sezione di Pg di Trapani, deceduto per “infarto” letale, 54 anni.
    Tutti vaccinati con il siero AstraZeneca proveniente dal lotto ABV2856.

Ispettori del Ministero della Salute si informeranno presso i medici del 118 che sono intervenuti quando Stefano Paternò con febbre alta ha iniziato ad avere convulsioni, una procedura parallela e integrata con quelle che riguardano gli altri deceduti.
Si prospetta una errata conservazione del lotto in questione, come a dire che la responsabilità dei decessi non sia da attribuire al vaccino in sé, ma a procedure sbagliate da accertare.

Tuttavia, la differenza dei vaccini AstraZeneca con quelli PFIZER e MODERNA a base mRNA, riguarda produzione e distribuzione: quelli a mRNA richiedono accortezze particolari per trasporto e conservazione (bassissime temperature), mentre quello a “vettore virale” Astra Zeneca – sviluppato in collaborazione con l’Università di Oxford – può essere distribuito e conservato come un qualsiasi altro vaccino, quindi più conveniente per costi per singola dose rispetto a PFIZER e MODERNA.
Sia con mRna, sia con il vettore virale si fornirebbe (condizionale d’obbligo, evidentemente) al corpo l’informazione corretta per produrre gli “anticorpi” necessari (semplificando).

Da verificare, comunque, l’efficacia in funzione della casistica personale dei sottoposti a vaccinazione, utile per capire quale tipologia sia quella da consigliare.
O da sconsigliare, più propriamente.

A prescindere dalle reali cause, quindi, i deceduti erano stati sottoposti a verifiche preventive di rischio in funzione del loro quadro clinico?
Oppure sono stati vaccinati senza effettuarle?
E perché si afferma che sia stato conservato male anche se altrove si dice che il vaccino a vettore virale non abbia bisogno di attenzioni particolari?

Nel frattempo l’autopsia sul cadavere dell’insegnante Annamaria Mantile avrebbe “fugato dubbi sulla correlazione”, mentre appare evidente che le “controindicazioni” e gli “effetti indesiderati” (per usare un eufemismo sostitutivo di morte) non siano affatto contemplati in toto, cioè non è ancora chiaro che cosa possano provocare le due tipologie di vaccino in organismi diversi.

Si brancola nel buio, in attesa dell’autopsia, anche per la morte di Vincenzo Russo, 58 anni, bidello in una scuola di Casalnuovo, anche lui vaccinato con AstraZeneca, ma – come la professoressa Mantile – con un lotto diverso da quello bloccato da AIFA, a quanto è dato sapere.

Si dirà che i decessi siano pochi in rapporto ai vaccinati, ma non si hanno neanche conferme che chi si sia vaccinato sia del tutto al sicuro, anzi, sembrerebbe che per i “sopravvissuti” al vaccino non cambi proprio nulla rispetto ai non vaccinati: mascherine e distanziamento (inutili), se non addirittura contagio e contagiosità indotta.
E poi, anche se fosse morto uno soltanto, cambierebbe qualcosa?
Lasciamo la parola alle autopsie?
Quelle non eseguite sui cadaveri dei primi deceduti un anno fa?
Perché?


 

 

Giorni fà echeggiava con grande clamore su tutti i giornali che stavamo superando quota 100.000 decessi causati o con-causati dal virus di Wuhan.

Ad un esame attento dei dati ricavati da Istituto Superiore di sanità, queste sono le percentuali sulle fasce di età colpite sfortunatamente dal virus e decedute.

  • Lo 0,27% aveva meno di 40 anni.
  • Lo 0,82% aveva tra 40 e 49 anni.
  • Il 3,24% aveva tra 50 e 59 anni.
  • Il 9,43% aveva tra 60 e 69 anni.
  • Il 24,34% aveva tra 70 e 79 anni.
  • Il 41,56% aveva tra 80 e 89 anni.
  • Il 20,3% aveva più di 90 anni.

Età media 81 anni. In linea con l’aspettativa di vita in Italia.

  • Uomini 56,1%.
  • Donne 43,9%

Fonte: Istituto Superiore di Sanità
(ISS)

 


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