L’Artrite Reumatoide
Migliora con Vitamina D, Omega3, Magnesio, NAC ed Alimentazione

L’artrite di qualsiasi origine è una condizione molto debilitante e tendente a cronicizzare ed avere fasi di riacutizzazione del dolore ed infiammazioni caratteristiche nelle diverse zone articolari.

Vedremo in questa raccolta di ricerche come risolvere e/o migliorare attraverso l’ausilio di cure non farmacologiche.

Innanzitutto vedremo come si presenta per definizione l’artrite, le cause, e come si diagnostica. Passeremo poi a trattare una serie di rimedi naturali e vedremo che ogni sito proporrà cure naturali diverse. La loro efficacia è dipendente da vari fattori, quindi si trovano in rete diverse soluzioni ma non definitive.

Nella medicina ufficiale non vi sono rimedi duraturi contro il dolore se non cortisone ed antidolorifici, ma pare riscontrata anche da questa una forte correlazione fra l’artrite e l’alimentazione come agente infiammatorio. Ed ognuno avrà da proporre una dieta diversa con variabili sulla sensibilità ed efficacia  alla dieta scelta.

Lo studio sulla relazione della artrite con la carenza della Vitamina D sembra poco preso in considerazione perché è stato fatto su un piccolo numero di soggetti, ma potrebbe comunque essere decisivo ad affrontare meglio il dolore nelle artriti, così come lo fa anche per altri tipi di dolore cronico. Tuttavia la vitamina D è stata riscontrata efficace nelle malattie autoimmuni (come lo è l’artrite reumatoide) attraverso l’uso di alti dosaggi di Vitamina D.

Oltre all’uso della Vitamina D, Omega 3 e Magnesio, presentiamo infine dei siti medici che affrontano questa patologia con altri rimedi naturali, non invasivi come Curcuma, diversi rimedi fitoterapici e N-Acetilcisteina (NAC).


Definizione di Artrite

ArtriteLe articolazioni sono strutture anatomiche che mettono in reciproco contatto due o più ossa e che sono fondamentali per le funzioni di sostegno e mobilità dello scheletro umano.
Cos’è l’artrite? Un’artrite è una qualsiasi condizione infiammatoria che coinvolge una o più articolazioni. 
Artrite è il termine medico che indica la presenza di un’infiammazione a carico di una o più articolazioni.
Esistono diversi tipi (o forme) di artrite, ognuno con cause e caratteristiche peculiari.
Le cause che ne inducono la comparsa possono avere natura traumatica, metabolica, infettiva, autoimmune o idiopatica.
Le forme di artrite più note e diffuse sono l’osteoartrite e l’artrite reumatoide.
Tuttavia, non bisogna dimenticare l’esistenza della gotta, dell’artrite psoriasica, della spondilite anchilosante, della spondilosi cervicale, del lupus eritematoso sistemico, dell’artrite enteropatica ecc.

Diagnosi

La diagnosi di artrite reumatoide inizia con un’accurata anamnesi, seguita da un esame fisico. Ascoltando i disturbi raccontati dal paziente e ponendo specifiche domande, lo specialista reumatologo ricerca elementi utili per formulare la corretta diagnosi. Questa visita preliminare, associata a qualche semplice esame del sangue, è talvolta sufficiente per porre diagnosi di artrite reumatoide.

Per quanto riguarda gli esami del sangue si valutano gli indici di infiammazione ed alcuni anticorpi. Tra gli indici infiammatori ricordiamo la velocità di eritrosedimentazione (VES) e la proteina C reattiva(PCR); gli anticorpi più frequentemente ricercati sono il fattore reumatoide (FR) e gli anticorpi anti peptidi ciclici citrullinati (anti-CCP).  Tali anticorpi non sono specifici ma la loro presenza, in soggetti che hanno un quadro clinico caratteristico, assume un ruolo importante non solo per la fase diagnostica ma anche per quella prognostica. Si è infatti visto che alti livelli di fattore reumatoide ed anticorpi anti-CCP durante le prime fasi della malattia sembrano associarsi ad un maggiore rischio di danno articolare severo. Va segnalato che questi anticorpi possono essere presenti anche in soggetti che hanno altre malattie ma anche in persone sane e che circa il 35% dei pazienti affetti da artrite reumatoide non presenta nel loro sangue questi anticorpi.

Oltre agli esami del sangue vanno eseguiti nella fasi iniziale e nel follow-up della malattia anche esami strumentali quali le radiografie e l’ecografia articolare. In particolare l’ecografia articolare negli ultimi anni ha assunto un ruolo sempre più importante nella gestione del paziente affetto da tale patologia.


Sintesi, assorbimento e metabolismo della Vitamina D I benefici sul Dolore

Artrite reumatoide e Vitamina D

La gravità dell’artrite reumatoide può essere mediata dallo stato di vitamina D, secondo uno studio recente

Vivere quotidianamente senza dolore è qualcosa che viene facilmente dato per scontato da coloro che non hanno sperimentato dolore cronico. Oltre ai dolori e ai dolori quotidiani, convivere con il dolore cronico può devastare il proprio stato mentale, poiché nel tempo affrontarlo può causare esaurimento, disperazione e frustrazione.

Circa un americano su quattro attualmente vive con dolore cronico, che è più comunemente attribuito a mal di schiena, fibromialgia (tra l’altro questa diagnosi è un vicolo cieco – N.d.a.), neuropatia o artrite.

Mentre alcune di queste condizioni possono essere una conseguenza dell’usura del corpo nel corso degli anni, altre possono derivare da una disfunzione del sistema immunitario, come l’artrite reumatoide (AR). L’artrite reumatoide è una condizione autoimmune in cui il sistema immunitario del corpo attacca erroneamente le articolazioni, provocando dolore, gonfiore e rigidità in queste aree.

Non sappiamo cosa fa sì che il corpo si rivolga improvvisamente contro se stesso in condizioni autoimmuni come l’artrite reumatoide. Quello che sappiamo è che scienziati e ricercatori stanno rivoltando il mondo ogni giorno, alla ricerca di modi per aiutare a gestire queste malattie. In effetti, la crescente ricerca ha iniziato a sostenere il ruolo della vitamina D nelle condizioni autoimmuni, poiché è stato scoperto che svolge un ruolo nella regolazione del sistema immunitario e dell’infiammazione.

In un nuovo studio, i ricercatori hanno valutato l’effetto dello stato di vitamina D sull’attività della malattia e sulla funzione delle cellule endoteliali in soggetti con AR precoce. Sono stati inclusi per l’analisi un totale di 70 individui, 35 pazienti con AR e 35 controlli sani abbinati.

Tutti gli individui sono stati testati per diversi valori clinici tra cui proteina C-reattiva, un marker di infiammazione, insulina nel sangue, glicemia, HOMA-IR, un marker di insulino-resistenza e livelli di 25(OH)D.

Inoltre, per i pazienti, la gravità dell’AR è stata determinata dal punteggio di attività della malattia 28 (DAS28), che si basa su dolore e gonfiore in 28 articolazioni principali. Punteggi più alti del DAS28 indicavano una maggiore gravità della malattia. Infine, è stata misurata la funzione delle cellule endoteliali, poiché la disfunzione delle cellule endoteliali fa parte della patogenesi delle condizioni infiammatorie acute come l’AR.

Questo è ciò che hanno scoperto i ricercatori:

  • Solo un paziente è stato considerato vitamina D insufficiente mentre gli altri 34 erano tutti carenti di vitamina D.
  • Rispetto ai controlli sani, quelli con AR presentavano un aumento significativo dell’infiammazione, livelli più bassi di vitamina D e una peggiore disfunzione delle cellule endoteliali (p <0,0001).
  • Quelli con una maggiore attività della malattia avevano una resistenza all’insulina più grave e livelli di vitamina D più bassi rispetto a quelli con un’attività della malattia più moderata (p <0,05 ep <0,0001, rispettivamente).
  • C’era una correlazione positiva tra lo stato della vitamina D e la funzione delle cellule endoteliali (p = 0,001).

I ricercatori hanno concluso,

“Nei primi pazienti affetti da AR con attività della malattia moderata e alta, bassi livelli sierici di vitamina D erano associati ad attività della malattia, aumento della resistenza all’insulina e disfunzione endoteliale”.

Naturalmente, qualsiasi studio è forte solo quanto le sue debolezze. Sebbene questo studio abbia avuto risultati significativi e i confronti caso-controllo siano piuttosto utili, è stato osservazionale e quindi non dimostra la causalità. Inoltre, la dimensione del campione era molto piccola e lo studio di un gruppo più ampio migliorerebbe la generalizzabilità dei risultati.

Nonostante i punti deboli di questo studio, è difficile ignorare le crescenti prove a sostegno della relazione tra vitamina D e AR. Per ottimizzare la salute e possibilmente gestire la gravità dell’AR, il Vitamin D Council raccomanda di integrare tra 5.000 e 10.000 UI al giorno e di mantenere un livello di vitamina D compreso tra 40 e 80 ng/ml (100-200 nmol/l).

Come accennato in precedenza, vi è un’elevata prevalenza di condizioni correlate al dolore cronico e alcuni di voi ci hanno già contattato per condividere la propria esperienza. Se hai una storia che devi ancora condividere con noi, per favore fallo. Condividere la tua storia ispira l’azione di altri che devono ancora trovare la loro risposta. Puoi contattarci a info@vitamindcouncil.org .

Citazione

Peterson, R. & Cannel, JJ. La gravità dell’artrite reumatoide può essere mediata dallo stato di vitamina D, secondo uno studio recente. Blog e newsletter del Consiglio sulla vitamina D, 1/18.

Fonte

Caraba, A. et al. Stato della vitamina D, attività della malattia e disfunzione endoteliale nei pazienti con artrite reumatoide precoce. Indicatori di malattia, 2017.

Altre Fonti precedenti

Aspetti clinici della vitamina D nella gestione dell’artrite reumatoide
Astratto

C’è un crescente interesse per il ruolo della vitamina D come potenziale trattamento per una serie di malattie disparate. Oltre al suo ruolo nell’omeostasi del calcio, la vitamina D ha una pletora di effetti tra cui immunomodulazione, effetti pleiotropici, modulazione della propensione alle infezioni e regolazione della pressione sanguigna. La rilevazione e il trattamento della carenza di vitamina D in pazienti selezionati con AR è rilevante in quanto la carenza è comune. La terapia con vitamina D può modificare l’aumento del rischio di cadute e fratture in questo gruppo ed eventualmente esercitare ulteriori effetti immunomodulatori sull’insorgenza e l’attività della malattia, sebbene i dati siano in gran parte epidemiologici. Attualmente, non esiste una visione consensuale sui regimi di sostituzione della vitamina D, né un livello ottimale concordato di 25-idrossivitamina D sierica [25(OH)D] per la salute. In effetti i livelli possono variare per i diversi sistemi di organi e deve essere considerato il concetto di “carenza di vitamina D specifica per i tessuti”. Pertanto, vi è incertezza clinica su quando e come correggere la carenza di vitamina D.

I pazienti più anziani, in particolare le donne in post-menopausa e altri ad alto rischio di carenza di vitamina D, dovrebbero essere presi di mira preferenzialmente poiché è probabile che trarranno i maggiori benefici dall’integrazione. I medici devono essere consapevoli delle difficoltà tecniche associate alla misurazione e all’interpretazione dei livelli di 25(OH)D.

La somministrazione di alte dosi di vitamina D come bolo orale settimanale è sicura e può correggere rapidamente la carenza di vitamina D seguita da dosi regolari più basse per mantenere livelli adeguati

https://academic.oup.com/rheumatology/article/47/11/1617/1789081


Altri articoli utili


Infiammazione Cronica SistemicaLa dieta antinfiammatoria

Oltre alla carenza di Vitamina D anche il tipo di alimentazione influisce molto sul decorso di questa malattia debilitante. Lo dice in questo articolo anche il dr Attilio Speciani dal suo sito Eurosalus che ci propone anche l’integrazione di Curcuma, Olio di Perilla e Magnesio.

Artrite reumatoide e dolori articolari sempre più legati al tipo di alimentazione

Il legame tra artrite e infiammazione da cibo è definito da tempo, e ormai è per noi prassi comune affrontare ogni caso di artrite, anche quando ci sia una forte componente autoimmune, partendo dallo studio dell’infiammazione da cibo e impostando una proposta nutrizionale individualizzata adatta a ridurre i livelli di infiammazione.

Un lavoro recentissimo, pubblicato su Discovery Medicine, considera in aggiunta anche gli effetti di induzione dell’artrite dovuti alla corretta distribuzione di proteine e carboidrati all’interno dei singoli pasti. La ricerca infatti sta confermando l’importante impatto delle adipochine nella genersi dell’infiammazione articolare e dei fenomeni dolorosi che ne sono correlati (Conde J et al, Discov Med. 2013 Feb;15(81):73-83).

Noi parliamo di adipochine da anni. Leptina e Resistina sono nomi che su Eurosalus vengono spesso proposti perché la loro produzione dipende dal modo in cui si confeziona ogni pasto e dall’orario in cui si mangia. Il sistema alimentare che spesso consigliamo ai nostri pazienti, a partire dalla ricca prima colazione, mira specificamente a controllare e orientare la produzione delle adipochine rilasciate dal tessuto adiposo.

La relazione stratta tra obesità, allergie e artrite sta aiutando a comprendere perché la scelta di una prima colazione di solo pane e marmellata è peggiore di quella di un uovo sodo insieme ai cereali mischiati con qualche seme oleoso.

La scelta terapeutica in ogni singolo caso passa attraverso lo studio dei singoli bisogni. L’uso di prodotti come la Curcuma, con azione sull’infiammazione e sulla regolazione delle adipochine allo stesso tempo.

L’impiego del magnesio, nelle sue diverse forme per ridurre la contrattura muscolare.

L’impiego dell’Olio di Perilla come regolatore dell’infiammazione attraverso il suo apporto naturale di omega 3 vegetali.

Le modalità con cui la natura si affianca allo stile di vita sono realmente numerose e possono integrarsi alle forme di terapia classica per aiutare ogni persona a riprendere in mano le proprie “redini” e guidare in modo consapevole la riconquista del benessere.

I benefici della Serrapeptasi scientificamente provati sulle infiammazioni

 


Migliorare i sintomi dell’artrite reumatoide con la dieta

da MSD Salute

La dieta può essere un valido alleato per alleviare i sintomi dei pazienti affetti da artrite reumatoide. Questa è una malattia infiammatoria cronica sistemica che colpisce le articolazioni e le ossa, causando dolori che hanno un impatto negativo sulla qualità della vita.

Gli approcci più comuni per ridurre le sofferenze dei pazienti includono l’adozione di uno stile di vita vegetariano o gluten free, della dieta elementare e, in alcuni casi, del digiuno. Si fa anche uso di supplementi alla dieta, come gli acidi grassi polinsaturi omega-3. Tuttavia, ancora non esistono delle linee guida specifiche da seguire.

Al fine di comprendere quali siano gli approcci migliori che diano reali benefici alla vita dei soggetti affetti dalla malattia, i ricercatori dell’Università di Nicosia di Cipro e il King’s College di Londra hanno svolto una revisione sistematica di 70 studi clinici.

L’articolo, pubblicato su “Nutrition reviews” il 9 marzo 2021, ha dimostrato che alcuni piani alimentari possono effettivamente migliorare i sintomi dell’artrite reumatoide.
Ad esempio, la somministrazione di omega-3 ad alte dosi riduce l’infiammazione e il rischio di comorbilità.

La dieta mediterranea, ben bilanciata, non restrittiva con proprietà anti-infiammatorie, antiossidanti e cardioprotettive, ha dimostrato apportare un discreto miglioramento in alcune misure relative alla malattia.

Il digiuno, invece, sebbene sia utile nel migliorare i sintomi della malattia, non è un comportamento sostenibile e i benefici sono transitori.

Per quanto riguarda gli studi sulla dieta proteica o dieta elementare, che comprende aminoacidi, grassi, zucchero, vitamine e minerali, i risultati suggeriscono che la risposta è molto individuale.

La dieta vegetariana/vegana apporta dei vantaggi che potrebbero essere collegati al miglioramento della flora intestinale.

In linea generale, migliorare i sintomi dell’artrite reumatoide si può: bisogna aumentare l’apporto di cibi anti-infiammatori e diminuire quelli pro-infiammatori. La stesura del piano alimentare dovrebbe essere sempre affidata ad un medico o ad un esperto dell’alimentazione.

La revisione presenta alcuni limiti dovuti ad alcuni difetti degli studi selezionati, come la scarsa grandezza della popolazione considerata o la minima durata dei trials; pertanto dovrebbero essere svolti altri studi in futuro.

Fonte: Nutr Rev. 2021

Curcuma

Curcuma: un potente antinfiammatorio naturale contro i dolori articolari

A Randomized, Pilot Study to Assess the Efficacy and Safety of Curcumin in Patients with Active Rheumatoid Arthritis

Astratto

La curcumina è nota per possedere potenti proprietà antinfiammatorie e antiartritiche. Questo studio clinico pilota ha valutato la sicurezza e l’efficacia della curcumina da sola e in combinazione con diclofenac sodico in pazienti con artrite reumatoide (RA) attiva. Quarantacinque pazienti con diagnosi di AR sono stati randomizzati in tre gruppi con pazienti che ricevevano curcumina (500 mg) e diclofenac sodico (50 mg) da soli o la loro combinazione.

Gli obiettivi finali primari erano la riduzione del punteggio di attività della malattia (DAS) 28. Gli obiettivi secondari includevano i criteri dell’American College of Rheumatology (ACR) per la riduzione della dolorabilità e del gonfiore dei punteggi articolari.

I pazienti in tutti e tre i gruppi di trattamento hanno mostrato cambiamenti statisticamente significativi nei loro punteggi DAS. È interessante notare che il gruppo curcumina ha mostrato la più alta percentuale di miglioramento nei punteggi DAS e ACR complessivi (ACR 20, 50 e 70) e questi punteggi erano significativamente migliori rispetto ai pazienti nel gruppo diclofenac sodico.

Ancora più importante, il trattamento con curcumina è risultato sicuro e non correlato ad alcun evento avverso.

Il nostro studio fornisce la prima prova della sicurezza e della superiorità del trattamento con curcumina nei pazienti con AR attiva e sottolinea la necessità di futuri studi su larga scala per convalidare questi risultati nei pazienti con AR e altre condizioni artritiche. Copyright © 2012 John Wiley & Sons, Ltd.


Su GreenMe, invece, propongono queste cure naturali:

Artrite curata con la Fitoterapia

dal sito Cure naturali

I rimedi antinfiammatori per l’artrite:

Tra i rimedi fitoterapici antinfiammatori più utilizzati per le artriti, principalmente di tipo cronico troviamo:

  • L’Artiglio del diavolo ha una azione analgesica e antinfiammatoria: impiegato da secoli nella medicina tradizionale dei popoli sud-africani, per la cura di vari problemi del sistema osteo-articolare. L’azione analgesica degli Harpagosidi contenuti nella radice giustificano il suo utilizzo per il trattamento dell’artrite. L’artiglio del diavolo si è dimostrato particolarmente attivo soprattutto nelle situazioni che causano dolore e infiammazione come tendiniti, artrosi, mal di schiena, mal di denti, cervicale e sciatica.
  • La Spirea: considerata insieme al salice, il “salicilato vegetale“, la pianta svolge azione antinfiammatoria, analgesica e antipiretica, perché inibisce la sintesi delle prostaglandine (PGE2), responsabili del dolore e del processo infiammatorio dei tessuti. Viene perciò utilizzata per alleviare gli stati dolorosi causati da artrosi, artrite reumatoide, dolori articolari, mal di denti, mal di schiena e cervicale. Tuttavia a differenza dei farmaci antinfiammatori di sintesi, la spirea non presenta azione ulcerogena (gastrite, ulcera), effetto collaterale di questa categoria di farmaci. La presenza delle mucillagini, infatti, conferisce alla spirea un’azione protettiva per le mucose, in grado di ridurre gli spasmi e i processi erosivi delle pareti gastriche. 
  • La Boswellia: gli acidi boswellici, contenuti nella resina, ostacolano il funzionamento di un enzima capace di stimolare la produzione di sostanze che facilitano i processi infiammatori. Inoltre, sono in grado di inibire le elastasi, enzimi fortemente distruttivi che attaccano e distruggono la parte elastica dei tessuti nei quali è in corso un processo infiammatorio, impedendo così il deterioramento del tessuto connettivo. Il meccanismo è simile all’azione di gruppi non-steroidei di farmaci anti-artrite, con nessuno degli effetti collaterali più comuni come l’irritazione gastrica e l’attività ulcerogena associati a tali farmaci. Molti studi hanno confermato che la Boswellia serrata possiede potenti qualità antiinfiammatorie e antiartritiche, migliora la fornitura di sangue per le articolazioni e ripristina l’integrità dei vasi indeboliti da spasmo. Può anche essere utile per il trattamento dell’artrite reumatoide, ancora una volta senza effetti collaterali a quelli osservati con i farmaci tradizionali di scelta.
  • I fanghi: per uso esterno, le recenti acquisizioni sulle loro attività farmacologiche, non solo confermano ma giustificanoil loro impiego per la cura di artrite, artrosi, dermatosi, gotta, lesioni e fratture, grazie all’azione antiinfiammatoria e quella protettiva delle cartilagini. In generale, i fanghi svolgono un’azione drenante, analgesica e miorilassante, stimolante dei processi metabolici, e della resistenza verso agenti patogeni; aiutano a pulire e a disintossicare la pelle, perchè assorbono le tossine e scorie e ci restituiscono una cute levigata, morbida e purificata.

MSM (Metilsulfonilmetano) Il minerale dalle molteplici proprietà

Artrite reumatoide e N-Acetilcisteina (NAC)

Settembre 2021

Astratto

L’artrite reumatoide (AR) è considerata una condizione autoimmune in cui la sovrapproduzione di citochine pro-infiammatorie porta a una cascata infiammatoria. La N-acetilcisteina (NAC) è un potente agente antinfiammatorio e antiossidante. Abbiamo mirato a esplorare l’impatto della NAC orale sulle attività delle citochine e sugli indicatori clinici nei pazienti affetti da AR.

In questo studio clinico randomizzato in doppio cieco controllato con placebo, 41 pazienti affetti da AR attiva sono stati assegnati al NAC (600 mg, due volte al giorno) o al gruppo placebo, come terapia aggiuntiva al regime di routine, per 8 settimane. Il punteggio dell’attività della malattia con una velocità di eritrosedimentazione (DAS28-ESR) e le concentrazioni sieriche di interleuchina (IL)-1β e IL-17 sono state valutate al basale e alla fine dello studio per tutti i partecipanti ai gruppi di test e di controllo.

La riduzione del DAS28-ESR è stata considerevolmente maggiore nel gruppo NAC rispetto a quella del gruppo di controllo. Non sono state osservate differenze statisticamente significative nella riduzione delle citochine IL-1β e IL-17 tra il NAC e i gruppi di controllo. Inoltre, i miglioramenti nella valutazione globale del paziente, nel numero di articolazioni dolenti, nel numero di articolazioni gonfie e nei tassi di VES erano a favore del gruppo NAC. I nostri risultati rivelano che la NAC può avere un effetto benefico su tutte le caratteristiche cliniche dell’AR. Tuttavia, variazioni non significative nei livelli di IL-1β e IL-17 suggeriscono un modo alternativo di efficacia NAC senza influenzare le citochine misurate. Tuttavia, questi risultati devono essere confermati da ulteriori indagini.

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Liberatoria (Disclaimer)

Dichiarazione di non responsabilità: questo articolo non è destinato a fornire consulenza medica, diagnosi o trattamento.
Vitamineral non si assume responsabilità per la scelta degli integratori proposti eventualmente nell’articolo.


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